Da circa un mesetto vi sentite sotto tono? Avete sempre sonno? L’umore è sotto le scarpe? La libido si è addormentata? Siete irritabili e avete sbalzi di umore? Consumate carboidrati in modo eccessivo con conseguente aumento di peso?
A meno che non stiate vivendo particolari situazioni psicologiche o sociali, come ad esempio la disoccupazione, un lutto, una separazione, impegni o problemi scolastici, ecc. è probabile che state soffrendo di depressione stagionale. Sì non sto scherzando ed è più comune di quanto si pensi.
La depressione invernale sarebbe più frequente nei soggetti già predisposti ad alterazioni depressive del tono dell’umore. I disturbi affettivi stagionali, noti anche con la sigla SAD (Seasonal Affective Disorders) rappresentano da qualche tempo un profilo clinico riconosciuto e studiato in tutto il mondo. Questo disturbo si manifesta tra settembre ed aprile, più duri i mesi di dicembre, gennaio e febbraio. In Europa rappresenta circa il 3% della popolazione adulta e colpisce in prevalenza le donne. Migliora, fino a scomparire, con l’arrivo della bella stagione, quando le ore di luce tornano ad aumentare. Sembra infatti che alcune persone risultino più sensibili ad un’alterazione del bioritmo interno, a sua volta regolato dal ritmo luce-buio. La diminuzione di luce solare crea un’anomala produzione di serotonina, un mediatore chimico cerebrale che serve proprio a controllare l’umore oltre naturalmente ad altri fattori di origine principalmente chimica.
Nella mia attività clinica lo avevo notato più volte e ricordo in particolare Anna che tornava da me ciclicamente proprio con l’arrivo dell’autunno e cercava un supporto in attesa che arrivassero giornate più lunghe e luminose. Ricordo le sue parole intorno a questo periodo in cui, calendario alla mano, si rincuorava dicendo: “Dottoressa da oggi le giornate cominciano ad allungarsi, pochino ma iniziano ad allungarsi, le giornate buie stanno per finire”