Fantastica serata, quasi estiva, quella appena trascorsa in Via dei Colli della Farnesina 144, a Roma sede dell’Istituto Culturale Slovacco. Atmosfera interessante ed emozioante grazie al grande lavoro della squadra dell’Istituto capitanato dal suo Direttore Peter Feranec che si pregia di far conoscere i migliori artisti nazionali ospitandoli nella sua prestigiosa sede.
Il programma di oggi, venerdì 14 giugno, è stato veramente ricco iniziato con le performance del St.Quartet. JOZEF CSOKA (violoncello), MAREK JURÁÑ (violino), IVAN VIRÁG (violino), LIUDMYLA OLIINYK (viola) sono i quattro componenti di questo fantastico gruppo che ci ha fatto ascoltare:
Ludwig van Beethoven Quartetto d’archi No. 4 in do minore, Op. 18.
Dmitri Shostakovich Quartetto d’archi No. 8 in do minore, Op. 110.
Eugen Suchon – Ked’ sa vIci zisli/Quando i lupi si radunarono
Il quartetto d’archi St. Quartet è stato fondato nel 2023 a Bratislava e ha rapidamente ottenuto riconoscimenti per le sue eccezionali interpretazioni di musica classica. I suoi membri si sono incontrati durante gli studi all’Accademia delle Arti dello Spettacolo di Bratislava. Il quartetto è specializzato nel repertorio dal classicismo alla musica contemporanea con l’obbiettivo di collaborare con compositori dei nostri tempi. Il St. Quartet è noto per il suo modo di interpretazione energica, la precisione tecnica e l’espressione profonda. Hanno avuto numerosi concerti e collaborazioni di successo in patria e all’estero. Oltre all’attività concertistica, studiano e si perfezionano costantemente sia in ambito cameristico che solistico. Il St. Quartet è costantemente alla ricerca di nuove sfide e modi per avvicinare la musica classica al grande pubblico e ci ha lasciato senza fiato! In alcuni momenti mi è sembrato di ascolare un’intera orchestra, sensazione condivisa da altri partecipanti durante le Vin d’Honneur a fine serata.

Contemporaneamente al sottofondo musicale nell’ambiente è stato allestita la mostra Superfici stratificate/stratificazioni di superfici di Jana Farmanova, nota pittrice figurativa, e di sua figlia Ester Sabik, giovane fotografa. Sui motivi di strati e superfici ci immergiamo sia fisicamente che metaforicamente: non si può non essere coinvolti dalle opere tutte dotate di notevole profondità.

Grazie alla cara amica Monica Carta ho potuto conoscere durante la serata Jana Farmanova classe 1970 nata a Nitra. Un’artista notevole sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista introspettivo. Ho potuto fare domande sulle sue opere scoprendo mondi sommersi oltre l’immagine dipinta. In particolare ci siamo soffermate su un’opera (Ragazza d’estate olio su tela 120×80 del 20222) che mi ha colpito subito ed è una delle preferite dell’artista in cui si vede una ragazza in uno sfondo di mare, di cielo e di sabbia intenta a guardare il cellulare. L’opera nasce da una foto che blocca un particolare momento: la protagonista è li fisicamente, ma in realtà è dentro un’altra dimensione in un modo virtuale e anche quella in qualche modo è fisica e reale. Spesso le opere di questa artista traggono ispirazione da foto ed in particolare quelle delle figlie. Ama vedere il tempo che passa e le sue trasformazioni. Mi riferisce, e ne ho avuto conferma dal catalogo “In my gardens” di cui mi ha fatto dono, che spesso i suoi soggetti hanno il cellulare tra le mani e con la testa sono altrove in una sorta di dimensione parallela.

La figlia Ester è giovanissima (1994) anche lei è nata a Nitra ed è una valente fotografa che riesce a stupire per le particolai angolazioni delle sue foto. Anche qui strati su strati come nell’opera Light Body (70×48 del 2021). Mi racconta che è uno studio di luci a cui è molto legata ed è felice che anche io abbia posto la mia attenzione proprio su questa opera.
Vi lascio qualche foto della serata per condividere colori ed emozioni!

