“Roma Esast bound”: La moda sostenibile polacca sfila alla Galleria del Cardinale Colonna

L’aria internazionale era tesa per l’invasione dello spazio areo russo sulla Polonia solo la sera prima, ma questo non ha fermato il notevole ingranaggio creato per condividere bellezza ed arte tra diversi stati. La sfilata di moda sostenibile e lo showroom dei designer polacchi a Roma, svoltosi nelle giornate precedenti, sono organizzati dal Centro per lo Sviluppo delle Industrie Creative in collaborazione con la Fondazione Kraina, l’Associazione Interculturale Sinergia e l’Istituto Polacco di Roma.

Il progetto è realizzato nell’ambito del programma “Cultura ispiratrice 2025-2026”.
Curatrice: Karolina Sulej
Regista: Waldek Szymkowiak
Produttore: Magdalena Christofi
Grafica e comunicazione: Fondazione Kraina

Moda responsabile e lusso, artigianato e innovazione, comfort ed eleganza, nostalgia e avanguardia, tradizione con un background culturale e firma d’autore: sono solo contrasti apparenti che la moda polacca, sia quella da giorno che da sera, concilia in molti modi interessanti, strettamente legati alla sua regionalità, “east bound”. C’è spazio per lo stile cosmopolita di Varsavia, per il fascino del folklore, per la serietà del patrimonio culturale e per la fantasia artistica. Sono abiti che si possono indossare per la passeggiata quotidiana o festiva, per vagare per la città la sera, per incontri sociali. È una moda che spesso, nel processo di upcycling creativo, trasforma ciò che è brutto, oggetti indesiderati di seconda mano, in capolavori di design. Le nuove tecniche artigianali e altre tecnologie di trasformazione degli abiti si fondono perfettamente con l’artigianato presente nella regione da secoli: il lavoro a maglia, il ricamo, la lavorazione del merletto.
La sfilata di moda si è svolta nelle splendida cornice della Galleria del Cardinale Colonna, uno spazio che un tempo era la biblioteca e la sala da ballo dell’ambasciatore di Francia, e che oggi accoglie i più belli ed interessanti di Roma.

Vi racconterò anche attraverso alcune immagini i designer che abiamo ammirato mercoledì 10 settembre scorso.

Vicher è un marchio fondato sul massimalismo: forme abbondanti, colori saturi, motivi forti, femminilità esuberante. Rispecchia lo stile e la filosofia della sua fondatrice, Inez Wicher, che vuole capi impossibili da ignorare nella folla urbana. Le collezioni nascono in una storica palazzina di Poznan, da un piccolo team creativo. Fondato nel 2016, per anni Vicher è stato gestito da sorelle; ora la stilista è Inez, legata al design da sempre. Nel 2021 ha collaborato con la celebrità Agnieszka Wozniak-Starak per la collezione “ZOCHA”, ispirata a Zofia Stryjenska. Inez si ispira anche alle opere di Frida Kahlo, Matisse, Dali.
I modelli sono funzionali – bomber, abiti maxi, top, felpe, camicie, giacche. Vicher si distingue per i tessuti originali con illustrazioni dipinte a mano e stampe. Collabora con artigiani locali e professioniste del lavoro manuale. A Roma sarà presentata la collezione SACRA IN MOTU, con strutture ondulate, forme alate cucite con materiali leggeri e dai colori decisi: bianco, nero, rosso, indaco.

Justyna Rozek è una creatrice di moda che combina tecniche artigianali tradizionali e approccio innovativo al design. I suoi lavori riflettono uno stile personale e una visione creativa, esplorando nuove forme, materiali, strutture e colori, senza rincorrere le mode passeggere. Si avvicina al lavoro con una mente scientifica, integrando rami diversi della produzione. Laureata in Design all’Accademia di Belle Arti di Lódz, ha ottenuto numerosi premi, tra cui il primo premio e il premio del pubblico al Play Sustain 2025 per la collezione
“Eternal Bloom”. A Roma porterà proprio questa collezione poetica e scultorea sul ciclo vitale delle piante. La linea è realizzata con materiali di seconda mano fortemente trasfor-mati, come il denim (ha usato 49 paia di jeans) e lenzuola di cotone (cinque pezzi), dimostrando il grande potenziale creativo dell’upcycling.

Mariusz Przybylski è rappresentante di una moda d’autore accurata e slow, impegnato anche nell’educazione su moda sostenibile ed etica. E stato giudice del programma
“Project Runway” in Polonia e ha partecipato a molti progetti sociali. E uno dei designer polacchi più noti, con vent’anni di esperienza. Laureato all’Accademia di Belle Arti di Lódz, ha iniziato con la moda maschile; oggi crea abiti sia per donne che per uomini. E noto per le reinterpretazioni non convenzionali delle tradizioni, ma sempre in un’ottica
ready-to-wear. Le sue collezioni includono accessori, stampe originali e preziosi ricami manuali. Ha creato borse riciclate, la cui produzione non ha consumato acqua e i proventi sono stati devoluti al WWF. Nel 2015 ha ideato la linea “Transplantacja” con tessuti ricicla-ti. A Roma presenta “Body Map”, dove motivi organici e vegetali interpretano la corporeità e l’anatomia.

Uno dei primi marchi polacchi circolari, già da anni pioniere dell’upcycling nel settore premium. Fondato da Monika Surowiec, esperta di moda vintage e attivista. Ha scelto di passare dalla critica all’attività progettuale, utilizzando metodi di decostruzione e bricolage: smonta materiali di recupero per poi reinventarli, attribuendo loro nuovo senso estetico e sociale. E esperta dei programmi ONU #EndPlasticPollution e del Round Table for Sustainable Fashion. Definisce la circolarità come attenzione verso persone e ambiente.
La collezione presentata a Roma si basa su tre concetti: nero, luce, texture; predilige le silhouette maschili, l’architettura sartoriale e la rielaborazione manuale di materiali recuperati. Monika valorizza la storia nascosta dei materiali, senza cancellarla. L’upcycling, per lei, è una filosofia che unisce passato e presente, intimità e memoria degli oggetti.
La sua attività ridefinisce il ruolo del designer come archivista e custode delle tecniche tradizionali.

Jan F Chodorowicz, definito da Vogue Polonia il designer più interessante della nuova generazione, si è laureato al prestigioso Central Saint Martins di Londra e al Shenkar
College di Tel Aviv. Il suo brand, fondato nel 2022, si concentra su una riflessione, sia antropologica che di design, sulle uniformi e sugli abiti da lavoro, concretizzando il pensiero in collezioni d’avanguardia. Ha presentato le sue creazioni durante la Paris Fashion Week, e la sua prima collezione è stata acquistata dalla boutique giapponese Visit-For. La collezione ART/WEAR è dominata dal blu oltremare con una goccia di cobalto, precisamente la tinta Pantone 072C, e il designer ha indagato l’abbigliamento degli artisti, prendendo ispirazione da artiste come Agnes Martin, Alina Szpocznikow e Barbara Hepworth.
Per l’inverno 2022-2023 ha iniziato a immaginare le uniformi del futuro, studiando come le vecchie visioni dei futuristi divergano da come noi contemporanei visualizziamo i bisogni del futuro. Per la primavera-estate 2023 il tema è stato l’abbigliamento protettivo degli scienziati, mentre per la primavera 2024 si ispira all’iconica “uniforme” americana, quella del cowboy. Il brand è ora in una fase cruciale: il concept è pronto, il designer cerca finanziamenti per svillupparlo e farlo crescere.

Hector & Karger sono un duo di designer: Hektor Switalski, laureato al London College of Fashion, e Robert Karger, laureato all’Università delle Arti di Poznan. Il marchio nasce 15 anni fa e da subito si orienta verso il futuro. Con la collezione RE_ALITY del 2015, creano il primo lookbook interattivo in realtà aumentata per una casa di moda. Sono noti per l’approccio innovativo a temi classici della moda: prediligono la perfezione artigianale e la cura dei dettagli, sia per l’abbigliamento quotidiano ma soprattutto per quello da sera.
A Roma mostrano la nuova collezione autunno-inverno, caratterizzata da eleganza classica e innovazione: completi di lana polacca, abiti da cocktail e lunghi cappotti. Il punto forte sono gli abiti da sera in seta polacca, completati dai gioielli della marca Orska.

Marlena Krawczyk Laureata all’Accademia di Belle Arti di Lódz, è apprezzata dalla stampa e dagli ambienti accademici polacchi. Nella sua produzione esplora le relazioni tra individuo e luogo, attingendo alle memorie sensoriali che formano la sua identità. La collezione
“PAMIETAM”, presentata a Roma, è un ritratto del focolare domestico, tradotto in moda attraverso sensazioni legate a forme e materiali. Vuole mostrare come i ricordi dell’infanzia contribuiscano alla sensibilità per tutta la vita. Le ispirazioni sono gli odori, i ricordi legati alla cucina della nonna, la sala da pranzo coperta da una tovaglia bianca e l’armadio dei nonni, con i cappotti dalle superfici ruvide e gli abiti dai tessuti pregiati. La collezione si distingue per i copricapi, che richiamano i momenti infantili di rifugio e immaginazione,
tradotti in tagli e forme moderne.

MMC Studio è un brand polacco creato da Ilona Majer e Rafal Michalak. La loro visione rinfresca i modelli classici con tagli moderni, silhouette architettoniche e forme oversize.
MMC propone forme eleganti, con interpretazioni spesso sportive e dettagli distintivi.
Il marchio è famoso per cappotti unici e abiti non convenzionali, ed è tra i più longevi sulla scena polacca, con radici nella moda post-comunista di Lódz. Ilona e Rafal si sono conosciuti all’Accademia di Belle Arti di Lódz, partecipando ad un concorso per un progetto di una marca di abbigliamento tedesca. Da allora sono rimasti amici e anche partner profes-sionali. Si completano a vicenda: Ilona è energica e pragmatica, mentre Rafal è ottimista e sensibile. Le collezioni nascono dall’incontro dei loro gusti e temperamenti, e ogni sfilata
è considerata un evento di rilievo nella moda polacca.

Natasha Pavluchenko è designer, illustratrice, artista con radici bielorusse, polacche e ucraine. Da oltre vent’anni vive e lavora a Bielsko-Biata, nel sud della Polonia. Ha iniziato la carriera nella moda a 17 anni ed è stata la prima designer polacca selezionata per i principali eventi dell’alta moda romana, Alta Roma, dove ogni anno presenta le sue collezioni.
Ha sviluppato uno stile chiamato neo couture: abiti lussuosi realizzati a mano con materiali di alta gamma, in tagli sorprendenti per occasioni speciali. I suoi materiali preferiti sono lana, cashmere, seta e mussola; predilige il bianco, il nero e un colore forte dominante.
Talvolta si dedica anche ad accessori, creazione di tatuaggi e pittura a olio.

Jackob Buczynski è un designer specializzato in moda circolare, impegnato attivamente in campagne sociali sull’etica nel settore moda. Ha iniziato come blogger di abbigliamento maschile e, per fondare il suo marchio, ha rinunciato a una promettente carriera sportiva.
L’amore per i vestiti gli è stato trasmesso dalla nonna sarta, mentre la sensibilità artistica gli deriva dal padre scultore. II suo progetto più riconoscibile è la #jacketbyjacob, una giacca con frange, creata usando scampoli di tessuti. Dal 2017 realizza progetti audaci e artistici che ampliano la comprensione del concetto zero waste nella moda. Per la collezione presentata a Roma ha utilizzato prodotti del centro di smistamento di abbigliamento Wtorpol, materiali di seconda mano raccolti durante la pulizia del suo atelier oltre a tende e tendaggi donati da vicini che, dopo 30 anni, hanno dovuto chiudere la loro attività di grossisti tessili. E un tributo simbolico ai piccoli business locali, spesso travolti dall’afi-usso della produzione di massa a basso costo. Buczynski è un attivista creativo che vuole affrontare il problema della sovrapproduzione tessile, dimostrando che la moda circolare può essere allo stesso tempo bella, ecologicamente consapevole e socialmente impegnata.

Senza togliere alcun merito ai designer che lo hanno preceduto quest’ultimo senza dubbio è stato il mio preferito. Ne ho apprezzato l’originalità. Molti capi li indosseri sicuramente.

Nella speranza di essere riuscita a trasmettere il mood della sfilata chiedo: cosa vi ispira di più?


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