La galleria 28 a Piazza di Pietra, della carissima Francesca Anfosso, è lo scenario ideale per URBAN HUMAN la mostra curata da Gianluca Marziani che proseguirà fino al 31 dicembre p.v. che dichiara: “Le opere di Andrea Capanna sembrano essere fatte “su misura” per la mia Galleria. Evocano suggestioni “antiche” attraverso materie e tecniche “moderne. Le mura di Adriano per i muri di Andrea; le storie dei popoli per la Storia del popolo.”
Ho conosciuto l’artista romano Andrea Capanna il giorno dell’inaugurazione il 27 ottobre scorso e alla domanda se esistesse qualche aneddoto relativo alle sue opere ha risposto che non gliene veniva in mente nessuno in particolare, ma mi ha invitato a scoprire ed interpretare ciò che vedevo. Venti opere realizzate tramite la stratificazione su base lignea di cemento, calce, sabbia e intonaco, depositati e dipinti per strati, lavorati con carta vetrata, spatole e spazzole di acciaio.
Tutte le opere , simili nella tecnica e così diverse nei contenuti, fanno parte di uno stesso scenario, ma in realtà ben diviso: su due piani. Su due piani in senso fisico e psicologico. Non me ne vogliate per l’interpretazione da cui si evince la mia formazione, ma all’ingresso troviamo “i muri”, di cui la rappresentazione del Gazometro è quella che più mi è piaciuta, in cui “l’Artista propone Roma come protagonista centrale dello sguardo, rappresentandola secondo scorci suggestivi e inediti, sul filo di una “cementificazione” al contrario che ritrova la complessità del Novecento italiano e reinventa la bellezza cruda dell’essenza archeologica” cita il comunicato.
L’ho interpretata come la parte pubblica di Andrea che si accosta a quella privata allestita al piano di sotto dove sono “custoditi” i profili dei famigliari. Come nelle monete e nei camei ecco uscire dalle ruvidità dei muri : “Quei volti spesso di profilo – aggiunge Marziani – che ribadiscono un’aura e una distanza necessaria, mantenendo così la memoria nel suo habitat flemmatico e pigramente solenne. Materiali semplici e tecniche muscolari danno forma a un ritratto sospeso, al confine tra durezza materica e fluidità cerebrale, in perfetta sintonia con i paesaggi pittorici dell’artista. Il volto come parte umana del paesaggio urbano…”
Ecco quindi che l’autore descrive Roma anche per scrivere la propria storia e ci permette di vivere la fusione tra antico e moderno, tra ciò che era e ciò che sarà.