“La follia fa parte di noi, del nostro progetto vegetariano e imprenditoriale – dichiara Tina Vannini, proprietaria de Il Margutta – perché, ahimé, solo chi è un po’ folle può credere oggi nell’arte e nella cultura, nei giovani e nelle loro entusiasmanti idee, fortunatamente contagiose. Noi lo siamo e, dato l’affetto di chi ci segue, ne siamo orgogliosi. E, nei prossimi mesi, di cose straordinarie ne avverranno tantissime” alla conferenza stampa per la presentazione di Normality moderata dal giornalista Salvo Cagnazzo.
Un progetto che inaugura i nuovi accoglienti locali del ristorante ed una nuova stagione espositiva. Le opere di Valeria Catania e di Guido Pecci saranno in Mostra fino a novembre in un’esposizione rispettivamente ideata, curata, organizzata e coordinata da tre fantastiche donne: Tina Vannini, Giorgia Calò e Anita Valentina Fiorino.
La curatrice della mostra Giorgia Calò racconta dei suoi trascorsi lavorativi con Tina Vannini e delle condivise “Follie d’arte” che hanno portato negli anni a mostre e pubblicazioni. Ci accompagna nel lavoro di Valeria Catania in cui prevale la monocromia nei metalli e nel plexiglass e ci fa notare come le opere interagiscano con la parete con effetti luci/ombra che le rendono da bi a tridimensionali in cui è evidente una profonda ricerca introspettiva. Particolari “Chirurgia Estetica” un’opera “colorata” del 2014 sostesa dal soffitto e “Inquiet…@…mente” del 2015.
In Guido Pecci un’espolsione Pop con scenografie surreali che vedono protagonisti personaggi come Winnie de Pooh ed i Simpson che l’autore usa come simboli “di una cultura pop capace di comunicare attraverso icone, avvalendosi di un codice ben preciso per avvicinare chiunque all’arte”. Un’orgia di colori dai quali si libera spesso una parte più nascosta con l’introduzione di elementi quali animali e uomini neri.
Con l’intervento del Prof. Antonio Coppetelli, psichiatra, scopriamo il mondo della Brut-Art e in questo caso dell’Art-Therapy con opere nate da una “funzione terapeutica”. Sono infatti esposte delle opere create da pazienti ricoverati in strutture protette che riescono a comunicare i loro vissuti proprio attraverso la produzione artistica. Opere molto ricche dal punto di vista espressivo ed il fatto stesso che siano state esposte è un modo per reintegrare gli autori nella società e aiutarli a superare la solitudine.
Emilio, Marina, Fabrizio, Antonio, Giorgio e Pietro- spiega l’organizzatrice Anita Valentina Fiorino – sono persone comuni che “Il Margutta” ha deciso di mettere in mostra, riconoscendoli come “artisti” che affrontano le loro difficoltà attraverso la capacità di ri-elaborare il proprio vissuto, dandogli una forma e di trasmetterlo creativamente agli altri”.
Per me che mi occupo dell’argomento da molti anni, praticando la musicoterapia con donne obese che devono recuperare il rapporto con il proprio corpo, è stato molto interessante notare l’interesse che tali pratiche suscitavano nei presenti. Un mezzo attraverso il quale si esce dalla patologia e che può essere condiviso anche da chi è”Normale”, ma in fondo chi lo è veramente?