Il rapporto con la mia immagine, sin dai tempi dell’adolescenza è stato sempre molto conflittuale, probabilmente, ho sempre sofferto di disturbo da dismorfismo, di cui si sente tanto parlare oggi. Ne ho preso consapevolezza in ritardo, perché nonostante il tempo che passa, continuo ancora oggi a non avere una piena accettazione del mio corpo e quindi della mia immagine. Durante i primi anni del liceo, i miei 192 cm di altezza, rappresentavano per gli altri, una diversità, troppo alto per poter essere considerato una persona normale. Se alla mia statura, si aggiungeva anche, l’eccessiva magrezza, una capigliatura abbastanza folta, una carnagione troppo scura, una certa timidezza, allora le strade dell’insuccesso erano assicurate. Ho sempre desiderato, pertanto, una statura normale, che mi avesse messo a riparo da qualsiasi forma di discriminazione e che avrebbe certamente favorito una maggiore accettazione da parte dei miei coetanei. In quel periodo la mia autostima era bassissima , nulla sarebbe servito a farmi cambiare idea, ero più che convinto che la causa fosse solo mia . Dalla mia parte, però, ho avuto come fedeli alleati i miei sogni, l’ambizione, la passione per l’arte e il disegno. Il periodo del liceo è stato quello che in assoluto è stato il più produttivo dal punto di vista artistico, disegnavo tantissimo, una strategia direi oggi, per compensare i miei vuoti e le mie paure. Il bisogno di comunicare il mio disagio era più forte, desideravo attraverso la mia arte sconfiggere tutti i miei limiti, quelli, che altri avevano deciso per me. Amedeo Modigliani, con le sue immagini di donne dai colli lunghissimi e per certi versi deformi, mi affascinavano tantissimo. Trovavo in quelle immagini, tanta bellezza e tanta eleganza, mi suscitavano emozioni grandissime. Per anni ho trovato in Amedeo Modigliani, fonte di ispirazione, in quei volti deformi, dai colli lunghissimi, mi riconoscevo. Dopo la maturità, mi trasferii a Roma, per frequentare la facoltà di architettura, fui incoraggiato nella scelta, soprattutto da mio padre che aveva capito che uscire dai ristretti confini del mio paese, mi avrebbe permesso di ritrovare me stesso e la mia libertà. I primi anni di Università sono stati un vero toccasana, una riscoperta di me stesso da ogni punto di vista, la mia statura alta, non era più fonte di sofferenza, qualcosa di cui vergognarsi, al contrario , rappresentava un punto di forza che bisogna assolutamente valorizzare. È iniziata, a quel punto, la mia rinascita, la mia voglia di confrontarmi con il mio corpo, con la mia immagine, con i miei difetti e i miei limiti, con tutto ciò che fino a quel momento avevo sempre voluto nascondere, sentivo il bisogno di riscattarmi. Pian piano, mi avviai, verso una maggiore consapevolezza del mio essere soprattutto, PERSONA, e come tale non potevo più permettere a nessuno di farne un oggetto di bersaglio. Dare un taglio netto col mio passato, spesso doloroso, voleva significare soprattutto prendermi cura di me stesso, del mio corpo e del mio aspetto fisico, nutrirlo con tanto AMORE. I sogni, poi, sono sempre stati il motore della mia vita, i luoghi della speranza in cui trovare rifugio per ottenere riscatto, senza di essi, indubbiamente, non sarei sopravvissuto. L’arte, la moda, la ricerca del bello, sono sempre stati fattori comuni che hanno ispirato la mia vita e il mio lavoro. Grazie a loro, oggi, posso dire di avercela fatta. Che cosa rappresenta l’immagine per me? L’immagine per me è soprattutto capacità di provocare reazioni empatiche, oltre che, emozione, sensazione, comunicazione, consapevolezza, condivisione, apertura verso il mondo. L’immagine è l’involucro esteriore di ciascuno di noi al cui interno, però, si nasconde, un mondo fatto di sensazioni, paure, conflitti , sogni e bisogni. L’immagine è anche personalità, un luogo sacro che nessuno può profanare e come dice John Berger, “Non è un oggetto inerte della contemplazione disinteressata, ma un corpo vivente, un’entità energetica che ci attrae o ci respinge, ci incanta o ci ferisce”. Infine L’immagine è anche DESIDERIO , l’aspirazione a piacersi, accettarsi, anche nei propri difetti. L’immagine non deve, però, essere un limite, ma un percorso importante di conoscenza attraverso il quale scoprire, insieme, il mondo.
Costantino Castellotti. www.costantinocastellotti.it
NOTE BIOGRAFICHE COSTANTINO CASTELLOTTI
Costantino Castellotti, nasce a Rogliano (CS) nel 1963. Si trasferisce a Roma negli anni ottanta e consegue la laurea in architettura presso l’Università degli studi “ La Sapienza”. La sua impronta artistica ha modo di plasmarsi durante gli anni d’Università grazie all’incontro di due grandi maestri quali Filiberto Menna e Achille Bonito Oliva oltre alla frequentazione dell’artista Giuseppe Gallo, roglianese di nascita come lui , grande artista di spicco nel panorama internazionale della post-transavanguardia. Dopo il corso di perfezionamento in Teorie dell’architettura con il prof. Marcello Pazzaglini, la vita professionale dell’artista si divide prevalentemente tra l’architettura di interni e la grande passione per la pittura attraverso la sperimentazione di diversi materiali, principalmente il cartone. Una prima mostra importante, nel 2004, presso il centro di Arte Contemporanea “Luigi di Sarro a Roma, permettono all’artista di fare conoscere le sue sperimentazioni artistiche che sono principalmente orientate verso una pittura non di rappresentazione ma a favore della materialità e del gesto. La pittura per l’artista è assemblaggio di materia in libertà, di tracce fisiche, di sostanze duttili. L’intreccio segnico è evidente e prepotente accentuato da una buona dose di casualità assoggettata comunque al progetto di una composizione impostata. Anche la lezione decollagista di Rotella, maestro di strappi e dell’uso della carta , si aggiunge ad un gotha di riferimento di tutto rispetto, a riprova di una tensione di studio e di ricerca che anima Castellotti. Per l’artista l’uomo sembra giunto al capolinea , alla fine di una corsa , dove necessariamente bisogna tornare indietro , in un tempo in cui, si è consapevoli che in arte è stato fatto di tutto e il suo contrario , tenta perciò una riduzione ad minimum , alle forme primordiali dell’espressione, allo schematismo dei graffiti. Nei suoi ultimi lavori l’artista rincorre la misura della pittura attraverso una meditazione profonda sul segno reiterato nello spazio e nel tempo. Ha trovato i semi-segni che di tutto sono matrice. L’artista oltre a dipingere insegna presso l’Istituto Comprensivo via Volsinio a Roma. Le sue opere fanno parte di collezioni private.
Numerose Esposizioni e pubblicazioni