Il libro l’ho terminato qualche mese fa ed è rimasto a tenermi compagnia su una pila di fogli fino ad oggi.
Non è stato per pigrizia o mancanza di tempo, ma perché è difficile separarmene. Dopo che avrò scritto la recensione finirà nell’immensa libreria della mia casa dove ogni libro è accuratamente catalogato (da mio marito) abbiamo superato i 2000 volumi per cui sarebbe difficile ritrovarli quando li cerchi se non avessero un posto ben preciso ad accoglierli!
Questo libro è stato fonte d’ispirazione non solo per scrivere questo articolo, ma per me a livello personale, ma è stato un grande spunto nella mia attività come psicologa perché contiene molte metafore della vita che mi hanno aiutato a chiarire alcuni concetti ai pazienti che seguo…
Perché l’ho acquistato? Perché nel titolo si parlava di una delle due città che più amo (l’altra è Parigi) e poi l’ha scritta una runner/scrittrice insomma un po’ come me e quindi è stato normale immedesimarmi tra i marciapiedi ed i parchi di New York con in testa tante nuove idee per scrivere.
Queste le parole della protagonista:
“Ho notato che quando corro la mia mente è lì, in quella sorta di luogo in cui le cose fluiscono liberamente, un luogo senza struttura né confini precisi. Fa parte dello spazio mentale che mi è necessario per scrivere…”.
Si parla della passione per la corsa, della passione per una città difficile e dai mille volti. Si parla di emozioni e del rapporto della città che cambia negli anni. Di come i runner siano diventati una popolazione numerosa e di come si riconoscano tra gli infiniti percorsi che New York può offrire.
E’ un libro catartico nel vero senso della parola. Si parla del rapporto tra corpo e mente che spesso viene trascurato. Nella corsa questo rapporto si fortifica e migliora le prestazioni delle persone. Io lo vivo ogni giorno e lo so. Il difficile è farlo capire a chi non ha mai svolto attività fisica che vede solo il lato negativo (sudore, fatica) e non tutti i meravigliosi effetti positivi.
A questi ultimi dedico queste poche righe:
“ …Ad un certo punto, il momento in cui il corpo va in piena e armonica sintonia con la mente, si entra in quella che in inglese si chiama The Zone, in cui si dimentica tutto e tutto diventa naturale, privo di sforzi, e si prende a scivolare sulle gambe in indissolubile corrispondenza con il mondo”.