Milano, anni ’70. Irene Mastrangelo (Greta Ferro) è un’universitaria figlia di genitori migrati dal Sud Italia. A seguito di una lite con il padre, decide di trovarsi un lavoro per pagarsi gli studi e risponde all’annuncio della rivista di moda Appeal. Presto i suoi impegni universitari verranno messi da parte e Irene si immergerà completamente nel mondo della moda. E questo le cambierà la vita.
Made in Italy è la prima serie TV dedicata alla storia della moda italiana. Prodotta da Taodue e The Family, è andata in onda il 23 settembre su Amazon Prime Video e successivamente su Canale 5. Consiste in 8 episodi della durata di circa 50 minuti l’uno, ognuno dei quali è esplicitamente dedicato alla memoria di Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia dal 1988 al 2016.
L’intento di raccontare anni di rivoluzioni e innovazioni nel sociale e nella moda non è stato raggiunto appieno. Infatti, permane per tutta la serie un’aria di fiction italiana, con l’aggiunta di alcuni cliché nella sceneggiatura. La protagonista non mi convince completamente: la sua fortuna nel mondo nella moda è data più dal fatto di trovarsi “al posto giusto nel momento giusto”, che da sue reali capacità. Irene ha un’ingenuità che a volte disturba. Molto meglio la sua amica Monica Massimello (Fiammetta Cicogna), personaggio frizzante e con molta personalità. Ispirazione (o citazione?) evidente a “Il diavolo veste Prada”, sia nella trama iniziale che nei personaggi principali, compresa Rita Pasini (Margherita Buy) che, con la sua parrucca bionda, richiama una sorta di Miranda Priestly (Meryl Streep ne “Il diavolo veste Prada”).

Molte le tematiche affrontate: emancipazione femminile, rapporti di famiglia, d’amicizia e d’amore, differenze intergenerazionali, bigottismo e ribellione giovanile, rivoluzioni sociali e politiche, sindacalismo e lavoro operaio, fiducia e tradimento, omosessualità, droga, malattia.
Lavorando ad Appeal, Irene Mastrangelo ha la fortuna di incontrare fotografi e stilisti che hanno scritto la storia della moda. E così anche lo spettatore li conosce un po’ più da vicino, anche grazie a dei piccoli intermezzi con vere immagini d’epoca che raccontano ciò che i diversi stilisti hanno rappresentato per la moda. Novità incredibili, di grandi visionari che hanno saputo interpretare una società che stava cambiando. Vediamo quindi, tra gli altri, Gianni Versace, Krizia, Valentino Garavani, Ottavio e Rosita Missoni, Raffaella Curiel, Giorgio Armani (Raul Bova), Elio Fiorucci e tanti altri.
Una full immersion negli anni Settanta che comunque, nonostante gli aspetti negativi sopra discussi, ho apprezzato. L’ambientazione in quella decade è ben riuscita, anche grazie ai costumi e alla musica perfettamente a tema. Una serie tv che merita di essere vista, non tanto per la trama e il vissuto dei personaggi, quanto piuttosto per il ruolo da protagonista detenuto dalla moda, che da sempre si fa portavoce dei cambiamenti culturali. Ad alcuni i cambiamenti fanno paura, altri sanno abbracciarli. E questo, la nostra Irene, lo ha saputo fare molto bene. E noi con lei.
